Due ragazzine — una con la treccia stretta,
l’altra rasata a zero dopo il morbillo,
camminano lungo il viale tenendosi per mano.
Chi sono? Tramonta il sole e teneramente
piangono le allodole nel cielo,
nel viale c’è ombra e la pietra è bianca e asciuta.
Chi sono? Forse siamo tu ed io
E ci piace camminare insieme.
La nostra casa è lontana e il paradiso è quasi lì accanto,
da dove ci vengono incontro due figure:
mio fratello maggiore, l’amico di un tempo, il compagno
dei passati anni di gioventù, e tuo padre.
Adesso non ci lasceranno più,
ci proteggeranno da ogni cosa,
e questa nostra vita, e tutto ciò che è già stato
e che è adesso e ancora sarà
non consideriamolo vero:
tu e io siamo passate per questo viale,
mano nella mano. Tu sei rasata, come un bambino,
io ho la treccia. Abbiamo dieci anni
e il cielo ci ha accolte con la sua pace eterna.
Две девочки — одна с косой тугой,
Другая — стриженая после кори,
Идут аллеей, за руки держась.
Кто эти девочки? Садится солнце,
И нежно плачут жаворонки в небе,
В аллее тень, и камень бел и сух.
Кто эти девочки? То ты, быть может,
И я, и вместе нам идти легко.
Дом далеко, а рай почти что рядом,
Оттуда к нам идут навстречу двое:
Мой старший брат, мой давний друг, товарищ
Ушедших юных лет, и твой отец.
Они теперь нас больше не покинут,
Они ото всего нас оградят,
А эта жизнь, и всё, что прежде было,
И что теперь, и то еще, что будет,
Давай всё это правдой не считать:
Мы так прошли с тобой по той аллее,
Рука с рукой. Ты стрижена, как мальчик,
А у меня коса. Нам десять лет,
И вечным миром приняло нас небо.
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«Una fanciulla cantava in un coro di chiesa / di tutti gli stanchi in contrade straniere, / di tutti i vascelli salpati nel mare, / di quelli che avevano obliato la gioia. Così la sua voce cantava, volando alla cupola, / e un raggio splendeva sulla bianca spalla, / e ognuno dal buio guard...»
«Tacete dunque, corde maledette! / (A. Majkov) Siamo tra noi segretamente ostili, / invidiosi, sordi, estranei, e invece / come potremmo lavorare e vivere / senza questa perenne inimicizia! Che fare , se ciascuno s’è sforzato / di appestare la propria casa, e i muri / sono tutti imbe...»
«Nella casa vicina sono gialle / le finestre. Ogni sera — ogni sera / pensierose scricchiano le sbarre, / si avvicinano gli uomini al portone. E il portone massiccio è sprangato, / ma sul muro — sul muro / qualcuno immobile, nero, qualcuno / gli uomini conta in silenzio. Io sento ...»