Non piangete la mia morte — vivrò ancora
in un’allegra mendicante, in una buona ergastolana,
nella donna del sud che gela al nord,
nella pietroburghese tisica e malvagia
al sud malarico — vivrò.
Non piangete la mia morte — vivrò ancora
nella zoppa uscita sul sagrato,
nell’ubriaco accasciato sul tavolo,
e nel povero imbrattatele
che dipinge la Madonna — vivrò.
Non piangete la mia morte — vivrò ancora
nella bimba che impara a scrivere,
che in un futuro indecifrabile, arrossendo
della mia frangetta, i miei versi ripeterà
come una sciocca — vivrò.
Non piangete la mia morte — vivrò ancora
nella più misericordiosa delle suore,
nell’estrema assurdità della guerra,
e alla luce della mia chiara stella
in qualche modo, comunque — vivrò.
Не плачьте обо мне — я проживу
счастливой нищей, доброй каторжанкой,
озябшею на севере южанкой,
чахоточной да злой петербуржанкой
на малярийном юге проживу.
Не плачьте обо мне — я проживу
той хромоножкой, вышедшей на паперть,
тем пьяницей, поникнувшим на скатерть,
и этим, что малюет Божью Матерь,
убогим богомазом проживу.
Не плачьте обо мне — я проживу
той грамоте наученной девчонкой,
которая в грядущести нечёткой
мои стихи, моей рыжея чёлкой,
как дура будет знать. Я проживу.
Не плачьте обо мне — я проживу
сестры помилосердней милосердной,
в военной бесшабашности предсмертной,
да под звездой моею и пресветлой
уж как-нибудь, а всё ж я проживу.
«Dolce amica, non credo alle tue / parole, ai tuoi sensi, ai tuoi occhi / e neppure a me stesso, soltanto credo / alle stelle che splendono in alto. Per un sentiero làtteo le stelle / mi mandano sogni infallibili / e nel deserto sconfinato allevano / per me fiori celesti. E in quell’...»
«Fra i mondi, nello sfarfallio raggiante / d'unica Stella sol ripeto il nome... / e non perche' di lei io sia l'amante, / ma d'altri peno il sopportar, eccome! E se il pesante dubbio ha spento il faro, / solo presso di lei risposta agogno, / e non perche' da lei si faccia chiaro, / ...»
«E di alberi un mazzo antico / Puškin Sono cresciuta in un silenzio ricamato, / nell’asilo freddo del giovane secolo. / Il parlar degli uomini non mi era caro, / ma chiaro era per me del vento il fiato. / Amavo le ortiche, i fiori di bardana, / ma più di tutti il salice argentato. / ...»
«Sentirai il tuono e mi rammenterai, / penserai: desiderava la bufera… / Sarà una striscia di cielo accesa di rosso, / e il cuore come allora in fiamme. / E ciò accadrà nel giorno moscovita / in cui abbandonerò per sempre la città, / muoverò verso il bramato riparo, / lasciando ...»